Benedetto Croce
Critico, scrittore, filosofo e
storico italiano nato a Pescasseroli. Scampato quasi per miracolo al
terremoto di Casamicciola del 1883, nel quale perirono i suoi
genitori, si trovò a disporre del cospicuo patrimonio familiare; nel 1910
fu nominato senatore per censo. Fu ministro della pubblica istruzione nel quinto
ministero Giolitti;
a lui si devono molti disegni di legge, tra cui quello relativo all'obbligo
dell'istruzione e all'istituzione e ordinamento della scuola elementare.
Quando il fascismo instaurò la dittatura, il Croce
si ritirò dalla vita politica militante e attese ai suoi studi. Nel 1903
aveva fondato la Critica che per quarant'anni rimase la rivista più
autorevole, quasi l'organo ufficiale e sistematico della cultura italiana. Dopo
la seconda guerra mondiale, nel 1946, fondò a Napoli, dove da
tempo si era ritirato a vivere nel palazzo di Trinità Maggiore, che era
appartenuto ai Filomarino,
l'Istituto Italiano per gli studi storici, la cui direzione venne affidata al
prof. Federico
Chabod.
In questo periodo il Croce, al
quale sempre si era guardato come al massimo e più luminoso difensore della
libertà e del pensiero indipendente, tornò ad essere il campione del
liberalismo in Italia. Nel 1949 lo colpì un ictus cerebrale limitando le
sue possibilità di movimento e il Croce
non uscì più di casa dove continuò con ritmo infaticabile ad attendere a
quegli studi che per mezzo secolo lo avevano occupato, finché la morte lo colse
mentre era seduto in poltrona nel suo studio-biblioteca nel 1952.
L'opera del Croce
è talmente varia e complessa, estesa in molteplici campi, che non se ne può
dare in breve un quadro se non completo almeno esauriente.
La sua filosofia è filosofia dello spirito quale si viene determinando nel
processo dell'esperienza che si svolge secondo il ritmo dialettico hegeliano (storicismo).
La filosofia, cioè, si identifica con la storia. Le idee nascono dai fatti e i
fatti creano. La filosofia del Croce
viene perciò presentata come metodologia della storia, come sistemazione delle
forme in cui si snoda l'attività di quello che è soggetto e creatore della
storia: lo spirito. Le forme sono la "teoretica" e la "pratica".
Il pensiero del Croce
è esposto sistematicamente nella "Filosofia dello spirito" e
la sua concezione della storia nella "Teoria e storia della
storiografia". Del 1902 è la prima edizione dell'Estetica.
Dell'anno successivo il primo numero della "Critica", di cui già
si è accennato. Ma non soltanto nel campo più propriamente filosofico il Croce
ha operato un profondo rinnovamento della vita culturale. La sua intelligenza
sempre nitida e precisa, sorretta da uno stile vivo e arguto, le sue doti di
chiarezza e semplificazione che nulla hanno a che vedere con il linguaggio dei
filosofi di professione (si dice che pensasse in napoletano e poi traducesse le
sue intuizioni sulla carta), hanno avuto il pregio e il merito di agire in un
duplice senso nella nostra cultura contemporanea: superando e demolendo una
mentalità accademica, da un lato, e, dall'altro, moderando gli spiriti
avventurosi, consolidando i risultati su basi di un evidente buon senso. Così
pure nel campo politico, mentre in un primo tempo si avvicinò ai problemi più
urgenti determinati dalla lotta di classe e dai problemi della moderna
organizzazione sociale, in un secondo momento prese un atteggiamento più
conservatore e cauto in nome di una libertà astratta, atteggiamento non
perfettamente idoneo ad intendere e perciò a risolvere i più complessi
problemi del mondo contemporaneo. Per quanto riguarda la critica letteraria,
mentre va riconosciuto al Croce
il merito di avere aperto una nuova via enucleando un concetto rigoroso della
poesia, richiamandosi alle teorie del Vico e
di De
Santis e svolgendole organicamente, d'altra parte la sua
critica finirà con l'essere un tentativo , al di fuori di ogni condizione
storica, di ricerca di un rapporto tra stati d'animo universali , e perciò
astratti, e una forma anch'essa al di fuori della storia e astratta, anche se
regolata su canoni classici. Ciò che conta e rimarrà del Croce
è l'ampiezza delle sue ricerche, l'imponenza del suo lavoro di organizzazione e
di ordinamento della letteratura italiana ed europea, per cui si può dire che
nessuno studioso può mettere mano a qualcosa senza dover fare i conti con lui
accettandone o discutendone il giudizio. Di questa enorme, sterminata mole di
studi citiamo: "Letteratura della nuova Italia" (il suo
capolavoro), "Poesia popolare e poesia d'arte", "La poesia di
Dante", "Uomini e cose della vecchia Italia", "Scrittori del
pieno e del tardo Rinascimento", "Storia dell'età barocca",
"Ariosto", "Shakespeare", "Corneille", "Goethe",
"Poesia e non poesia", "Poesia antica e moderna".