Domenico Cimarosa  

Domenico Cimarosa

Musicista e compositore, nacque ad Aversa nel 1749, è considerato uno dei maggiori rappresentanti dell'opera comica italiana di fine Settecento.
Compositore fecondissimo, non fu figlio d'arte (come Mozart, ad es.,  per ricordare un musicista che gli è stato spesso avvicinato), né proveniva da una ricca famiglia in cui la cultura circolasse quotidianamente. La madre era, infatti, una lavandaia ed il padre un modesto muratore che, quando il bambino aveva 4 anni, dovette abbandonare la sua città per Napoli, dov'era in atto la costruzione della nuova reggia di Capodimonte. E fu durante il lavoro che solo 3 anni dopo, per la caduta da un'impalcatura, morì lasciando 1'unico figlio e la moglie in condizioni di miseria estrema.
Alla scarsa cultura familiare, ed anche al materiale sostentamento di Cimarosa, sopperì un frate di cui non ci è nemmeno trasmesso esattamente il nome , che occupava il posto di organista nel convento di San Severo dei padri conventuali al Pendino, dove la madre del musicista lavorava come lavandaia e presso al quale i Cimarosa vivevano. Fu quel frate a fornire a Cimarosa i primi rudimenti della musica e della poesia, ed il ragazzo manifestò tanto precocemente la sua inclinazione che nel 1761 venne gratuitamente accolto nel Conservatorio della Madonna di Loreto.
 A completarne l'educazione musicale sarebbe stato Nicolò Piccinni. Oltre che violinista, clavicembalista e organista, Cimarosa fu cantante fornito di cultura e di buoni mezzi vocali.
Malgrado la sua intensissima attività, Cimarosa colse il suo primo successo teatrale solo nel 1779  Ancora per Roma scrisse la sua prima opera seria, il "Caio Mario", ma la vena principale di Cimarosa era quella comica e doveva presto riaffermarsi  con una delle poche opera cimarosiane che, se pur non rimangono in repertorio, sono almeno note agli studiosi: "Giannina e Bernardone". Con le composizioni sin qui citate. il musicista aversano ampliò la propria notorietà ben al di là dei confini italiani, ed essa raggiunse i principali paesi europei, fino alla Russia, ove Cimarosa venne invitato nell' 87 a sostituire il Sarti, che a Pietroburgo era maestro di cappella. Cimarosa accettò l'incarico, anche confortato dai consigli di Paisiello, appena reduce dalla corte di Caterina II, ma approfittò del viaggio per far sosta nelle principali corti italiane, ove venne entusiasticamente accolto.  L'imperatrice lo accolse entusiasticamente dopo averlo sentito cantare e suonare al clavicembalo, e gli assegnò l'incarico di maestro di cappella (che era stato del Sarti) oltre a quello di insegnante di musica dei due nipoti.
Dopo aver sostato per 3 mesi a Varsavia , Cimarosa giunse a Vienna, ove Leopoldo II era succeduto  a Giuseppe IILeopoldo II non era particolarmente interessato al teatro musicale, ed il suo regno rappresentò un momento di decadenza musicale della capitale dell'impero.  Egli venne incaricato di comporre un'opera su parole del poeta cesareo Giovanni Bertati; ne nacque il capolavoro cimarosiano: "Il matrimonio segreto". L'opera ebbe tale successo che Leopoldo II, che pure, si è detto, non era un amante della musica, invitò a cena il compositore, i cantanti ed i musicisti e li invitò poi a ripetere subito l'intera opera quindi Cimarosa ritornò a Napoli, preceduto dalla fortuna del "Matrimonio segreto", che venne rappresentato come prima opera al Teatro de Fiorentini per l'anno 1793. Ma non si trattava esattamente della stessa opera, poiché era stato necessario compiere qualche adattamento per la diversa compagnia di canto. Comunque l'entusiasmo non fu inferiore a quello manifestato in Russia, e l'opera fu rappresentata ben 110 sere in 5 mesi.
Altro successo furono "I Traci amanti", cui seguirono le più note "Astuzie femminili" (nel '94) e l'opera seria "Gli Orazi e i Curiazi". Si preparavano intanto gli avvenimenti che più negativamente avrebbero inciso sulla non felicissima vita del compositore: da una parte il primo manifestarsi dei disturbi nervosi che lo avrebbero portato alla morte, e dall'altra lo scoppio della rivoluzione napoletana del '99. A quest'ultima Cimarosa aderì con sincero entusiasmo, tanto da spingersi a scrivere un inno repubblicano su parole di Luigi Rossi. Naturalmente ne scontò le conseguenze quando trionfò la reazione, anche perché Cimarosa aveva nascosto nella propria casa il giacobino Nicaso di Mase.
Cimarosa venne incarcerato, mentre il Rossi veniva giustiziato, ed in galera rimase per 4 mesi, finché venne liberato o per un intervento di ecclesiasti o  per volontà dei russi. In ogni modo e certo che Cimarosa preferì abbandonare il Regno delle Due Sicilie, o vi fu costretto, per recarsi prima a Padova e poi a Venezia, ove venne incaricato di comporre l'"Artemisia", che però non riuscì a terminare, poiché i citati disturbi nervosi ed un carcinoma al basso ventre lo condussero a morte dopo soli 8 giorni dal manifestarsi del male, all'inizio del 1801, in Palazzo Duodo, ove abitava. Il corpo venne inumato nella Chiesa di S. Michele Arcangelo (che venne presto adibita ad altro scopo, cosa che portò alla scomparsa dei resti di Cimarosa).