Il miracolo di San Gennaro
La leggenda ci dice che
le origini di San
Gennaro erano nobili
e già nel grembo della madre faceva presagire che sarebbe diventato un santo in
quanto, quando questa si recava in chiesa, sentiva agitarsi gioiosamente il
bambino.
Durante la persecuzione di Diocleziano,
era diacono della chiesa di "Miseno", Sossio,
un giovane trentenne stimato per la santità di vita; in quel periodo Gennaro
era vescovo di Benevento e, recandosi a Miseno per partecipare ad una liturgia,
ebbe certezza dell'imminente martirio del giovane diacono che, infatti, poco
dopo fu imprigionato. Gennaro si recò a fargli visita per consolarlo con il suo
diacono Festo
e il lettore Desiderio.
Riconosciuti come cristiani i tre visitatori furono a loro volta incarcerati e
non avendo voluto abiurare la loro fede furono condannati alle fiere nell'arena
di Pozzuoli, pene che fu poi commutata in decapitazione e che fu eseguita nel
Foro di Vulcano nei pressi della Solfatara di Pozzuoli nel 305.
Inizialmente il corpo del santo trovò sepoltura in un luogo detto Marciano nei
pressi dei luoghi dove avvenne l'esecuzione, in seguito il vescovo di Napoli Giovanni I volle un sepolcro più decoroso e tra il 413
e il 432 traslò le spoglie del santo nelle catacombe napoletane sulla
collina di Capodimonte. In seguito, a causa di una cruenta lotta tra il ducato
di Benevento e quello di Napoli, furono trasferite a Benevento e a Montevergine
fino a che l'arcivescovo di Napoli Alessandro Carafa
ottenne il permesso di riportarle a Napoli.
La prima notizia certa del miracolo della liquefazione del sangue di
San Gennaro risale al
17 agosto del 1389 ; per la festa dell'Assunta il
partito filoavignonese indisse grandi festeggiamenti cittadini per accogliere
un'ambasceria proveniente da Avignone nel corso dei quali vi fu anche
l'esposizione pubblica della reliquia del sangue di San
Gennaro. La cronaca
racconta che il sangue si era liquefatto come se fosse sgorgato quel giorno
stesso dal corpo del santo e se ne ricava l'impressione che il miracolo
avvenisse per la prima volta. Da allora il culto si andò intensificando sempre
più con frequenti notizie dell'avvenuto miracolo.
Il sangue di San
Gennaro è custodito
in due balsamari vitrei di piccole dimensioni e di foggia diversa databili ai
primi decenni del IV secolo.Tre le date fisse del ricorrente prodigio: vigilia
della prima domenica di maggio (prima traslazione), il 16 dicembre (anniversario
dell'eruzione vesuviana del 1631) e il 19 settembre (data del
martirio). Il sangue per liquefarsi può metterci pochi secondi come mezz'ora o
giorni, allora la gente prega perché ciò avvenga. A questo proposito conviene
spendere due parole sulle cosiddette "parenti di San Gennaro",
che fanno parte del patrimonio etnico e culturale scaturito, nel corso dei
secoli, dalla pietà popolare; esse usano espressioni semplici e confidenziali
"santo nuosto", "guappone", "faccia
ngialluta" e via di seguito, preghiere dialettali da recuperare e
assolutamente da non emarginare, sono voce della lingua viva napoletana.
Un altro aspetto delle tradizioni legate al miracolo di San
Gennaro è dato dalla
processione. E' una tradizione che si perde nei secoli, ricorda la prima
traslazione delle reliquie del martire dall'agro Marciano alla catacomba
extramuraria di Napoli ad opera, come si è detto del vescovo Giovanni I.
Anticamente il clero vi partecipava con ghirlande di fiori sulla testa,
tradizione abolita nel Seicento. Questa processione, dal popolo detta
anche "processione delle statue" per la presenza delle statue
d'argento dei santi compatroni, è un autentico spettacolo di fede e di
folclore.
Sui terrazzi garofani, rose e fiori d'ogni genere, ai balconi coltri di damasco
o di broccato, drappi di seta conservati da anni e stesi all'aria per la festa.
Ancora più intima, raccolta e densa di commozione la processione di anni fa
quando, all'andata percorreva Spaccanapoli tra le case del centro antico. Una
pioggia di fiori cadeva dai balconcini delle povere case della vecchia Napoli.
La gente si stringeva intorno al santo in quelle stradine che davano più voce
alle preghiere e ai canti. Petali di rose al passaggio del Patrono e coi fiori
il grido "Viva San Gennaro!"